Contrastare la povertà e l'esclusione sociale in Europa
Il Parlamento europeo ha appena pubblicato un nuovo studio curato dalla Fondazione Giacomo Brodolini che indaga soluzioni e misure volte a mitigare il rischio di povertà e di esclusione sociale nei paesi dell'Unione europea.
Nonostante i progressi degli ultimi anni, nel 2019 erano ancora oltre 91 milioni le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale nell'Unione europea, 69,4 milioni nell'area euro. Numeri destinati a salire con la crisi innescata dalla pandemia, e che una serie di iniziative a livello europeo hanno cercato negli ultimi anni di contenere - si pensi alla European Child Guarantee, alla Dichiarazione di Porto, all'ESF+ e alla Recovery and Resilience Facility; ma anche alle politiche di reddito minimo già introdotte in molti stati membri a livello nazionale. Tuttavia, manca ancora, a livello europeo, un quadro normativo condiviso per contrastare povertà ed esclusione sociale.
Lo studio Fighting poverty and social exclusion scritto per la Commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo da Michele Raitano (Università Sapienza), Matteo Jessoula (Università di Milano), Giovanni Gallo (Università Sapienza) e Costanza Pagnini (Fondazione Giacomo Brodolini), discute alcune tra le questioni che dovrebbero essere al centro della legislazione inerente: come misurare la povertà, come definire i criteri per l'assegnazione di un reddito minimo, quali sono le caratteristiche principali degli schemi di reddito minimo adottati a livello nazionale, cosa può fare in questo senso l'Unione europea come istituzione.
La prima parte dello studio offre una valutazione critica dei concetti utilizzati per misurare la povertà, discutendo i limiti di diversi indicatori e dati all'interno dei paesi dell'Ue, con riferimento anche all'assegnazione delle misure e alla definizione dei requisiti per accedervi.
La seconda si concentra sulle politiche che a livello nazionale ed europeo si occupano di povertà ed esclusione sociale, in particolare i regimi di reddito minimo, presentando sei casi studio nazionali e valutando la fattibilità di uno schema di reddito minimo a livello Ue.
Le principali conclusioni dello studio confermano che, proprio a causa della sua natura multiforme, per definire la povertà sono necessari diversi indicatori, e nessuna politica da sola è sufficiente per contrastarla. Servirebbe invece una combinazione di misure 'predistributive' – che incidono cioè sui risultati del mercato e sullo sviluppo delle competenze – e misure puramente 'redistributive' come i regimi di reddito minimo.
Inoltre, grande attenzione e trasparenza andrebbero prestate alla definizione dei criteri di assegnazione delle prestazioni sociali, come pure sarebbero necessarie un'attenta valutazione delle coperture e degli importi offerti e la semplificazione delle procedure di accesso. Solo così sarà possibile garantire un più alto tasso di fruizione delle prestazioni di reddito minimo.