Donne in smart working, lezioni dal primo lockdown
Il contributo The impacts of smart working on women. Lessons from the first lockdown in Italy discute i risultati di una web survey condotta nei mesi del primo lockdown in Italia e rivolta a donne che, da casa e in condizioni estreme a causa dell’eccezionalità pandemica, hanno continuato a svolgere la propria attività lavorativa in modalità smart-working.
Pur con i limiti del caso dettati dalla straordinarietà del contesto nel quale si diffonde l’uso dello smart working l’indagine è stata pensata per cogliere le implicazioni di genere nell’uso della modalità lavorativa al fine di identificare gli effetti sulla conciliazione e l’eventuale ricaduta sull’accrescimento di competenze dovute al maggior utilizzo di digitale.
La ricerca, all’interno di un’ottica differenziale degli impatti, ha permesso di identificare quattro profili di smart-workers (soddisfatte, affaticate, insoddisfatte esecutive/rassegnate) a cui corrispondono, nella sostanza, diversi gradi di soddisfazione. Questo ha permesso di riflettere sulle potenzialità dello strumento in termini di maggiore autonomia lavorativa e sul rischio, o meno, che diventi un nuovo meccanismo di (ri)produzione delle diseguaglianze di genere se i carichi di cura continuano a essere gestiti quasi esclusivamente dalle donne.
Nel complesso, i dati evidenziano una situazione di forte sovraccarico dovuto alla necessità di gestire nuove esigenze di cura e di lavoro in spazi non attrezzati, con apparecchiature tendenzialmente disponibili ma con competenze d’uso non adeguatamente sufficienti per imparare a gestire in poco tempo situazioni di vita e lavoro completamente diverse.
La valutazione da parte delle intervistate tuttavia non è del tutto negativa, questa modalità di lavoro può rappresentare, a determinate condizioni, una grossa opportunità soprattutto per le donne per rimanere attive nel mercato del lavoro.
La ricerca suggerisce infatti di sganciare lo smart-working dalla sola concezione conciliativa, valorizzandolo invece il suo impatto trasformativo sull’organizzazione del lavoro e la gestione dei lavoratori. Immaginarne una messa a sistema implica la necessità di restituirgli il suo carattere originario: flessibile, destrutturato nello spazio e nel tempo e legato a una scelta personale.