
Il futuro del lavoro è sostenibile, sei mesi di FOW
Durante i primi sei mesi di attività di Future of Workers (FOW), abbiamo potuto osservare, attraverso la lente della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, le trasformazioni che coinvolgono competenze, luoghi e organizzazione stessa del lavoro, sia in seguito alla pandemia che come conseguenza della transizione digitale e green.
Come le tecnologie stanno cambiando il lavoro
Secondo i dati dell'Ocse, circa il 14% dei posti di lavoro nei paesi membri è destinato a essere completamente automatizzato, mentre il 32% è a rischio di subire una parziale automazione.
Il fenomeno di automazione del lavoro routinario non è nuovo, l'Ocse sostiene che tale tendenza continuerà a interessare principalmente i lavoratori con competenze di basso livello. Allo stesso tempo è importante notare anche che il 32% dei posti di lavoro ad alto rischio di parziale automatizzazione riguarda professioni con un livello di qualificazione più elevato.
In pochi mesi l'intelligenza artificiale ha dimostrato il suo potenziale nel supportare il lavoro di numerosi professionisti e professioniste, come sviluppatori web, operatori di servizi ai clienti, uffici stampa e molti altri. Dato il rapido cambiamento dei modelli lavorativi e delle competenze richieste stimolato dalla tecnologia, è diventato necessario implementare sistemi di up-skilling più agili: più frequenti, più brevi e mirati, con un focus specifico sul ruolo e preferibilmente con certificazione.
La formazione si sta trasformando in un diritto e un dovere per lavoratori e lavoratrici, permettendo loro di sviluppare con continuità le competenze necessarie per evitare l'esclusione dal mercato del lavoro.
Di quali competenze parliamo? Quelle digitali avanzate, come ad esempio il prompting per interrogare efficacemente l’intelligenza artificiale, ma anche le soft skills saranno sempre più necessarie prima fra tutte "imparare a imparare".
Le competenze sono però solo una parte del cambiamento: l’esperienza del Covid ci ha dimostrato come la tecnologia e l'accesso a Internet ci hanno permesso di continuare il nostro lavoro da casa, esperienza non sempre positiva, ma di fatto se guardiamo i dati sembra difficile ora tornare indietro: il 76% degli smart worker si dichiara soddisfatto del suo lavoro contro il 55% dei dipendenti non smart, secondo i dati dell'Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano.
Quando parliamo di smart working non parliamo solo di cambiamento digitale, ma soprattutto della necessità di un ripensamento culturale, manageriale e organizzativo delle imprese, dei loro processi e degli spazi di lavoro.
È necessario ripensare le metriche utilizzate per valutare il lavoro, spostandosi dal concetto di tempo trascorso in ufficio a quello di risultato ottenuto. Questo richiede il passaggio da una leadership incentrata sul comando e controllo a una basata su fiducia e responsabilità, che permetta alle persone di esprimere i propri talenti in autonomia, e ha bisogno di nuovi spazi di lavoro oltre l’ufficio e la casa, come i co-working, e di nuovi modi per animarli e renderli the place to be.
Per molte organizzazioni, soprattutto piccole e medie imprese, questo processo può risultare complesso e richiedere passi impegnativi; ma la competizione per l’attrazione dei talenti si gioca anche su questo fronte visto che soprattutto le persone più giovani fanno della flessibilità e del work-life balance un criterio importante per la scelta del posto di lavoro.
La popolazione cambia
Il cambiamento tecnologico non è l’unico 'mega trend' che sta cambiando la fisionomia del lavoro: secondo una stima delle Nazioni Unite, nei prossimi anni l’Italia vedrà una significativa diminuzione della popolazione in età lavorativa (-23%) a causa dell’invecchiamento e delle uscite dal mercato del lavoro per pensionamento e una conseguente carenza di lavoratori qualificati.
Se consideriamo gli ultimi dati Istat relativi ai cosiddetti Neet (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano), che in Italia raggiungono il 19%, e il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, che è del 17% in meno rispetto agli uomini, si comprende la serietà della situazione. Non è un caso se già oggi le aziende non riescono a coprire il 53% delle posizioni aperte per personale tecnico.
Sul fronte scuola negli ultimi 5 anni abbiamo assistito a un calo significativo delle iscrizioni agli istituti professionali, e a una crescita significativa delle iscrizioni nei licei. Orientare i più giovani verso le discipline tecniche e scientifiche è un altro importante tassello per il lavoro sostenibile, in particolare per quanto riguarda le ragazze.
Saranno inoltre sempre più fondamentali le politiche di gender equality, diversity e inclusion in azienda non solo per le donne ma anche per le persone immigrate, le fasce di popolazione considerate fragili e per gli over 55, che potrebbero diventare un asset importante per la tenuta del mercato del lavoro, visto il progressivo invecchiamento della popolazione e perdita di figure professionali.
Il tutto andrebbe accompagnato da politiche pubbliche di conciliazione: più asili, ma anche misure di condivisione della cura, come ad esempio il congedo genitoriale, per bilanciare i carichi tra uomini e donne. Una pagina importante del lavoro sostenibile, ancora tutta da scrivere.
La transizione ecologica in corso
L'ultimo trend è quello della green economy che secondo una stima della Commissione Europea è destinata a eliminare 800.000 posti di lavoro basati sull'economia tradizionale in Europa, per crearne più di 1 milione green. L'Italia è al 4 posto in Europa per brevetti green, questo significa che se correttamente orientati, i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) possono rappresentare un'opportunità concreta per rilanciare la crescita e la produttività del mercato del lavoro e quindi del paese.
Questi numeri evocano non solo l’urgenza di impegnarsi per un cambiamento giusto, ma ne sottolineano anche la necessità per lo sviluppo e il benessere del sistema paese, delle aziende e dei lavoratori.
Il lavoro del domani è tutto da scrivere e sarà determinato dall’incrocio tra mega trend tecnologici, economici e sociali, politiche pubbliche e politiche aziendali, scelte etiche.
In attesa dei prossimi contenuti di settembre, i contenuti prodotti in questi primi sei mesi dall'osservatorio sono gratuitamente disponibili e consultabili online.
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