Al festival di Internazionale con la webzine inGenere

Per la quarta edizione consecutiva la Fondazione Giacomo Brodolini è stata parte attiva del Festival di Internazionale, una rassegna dedicata al giornalismo di tutto il mondo, ricca di incontri presentazioni, proiezioni, mostre e workshop, che si è tenuta a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre 2022.

Fondazine Brodolini è stata presente al festival con tre incontri di dibattito a cura della webzine inGenere che si sono svolti all'interno del Laboratorio Aperto di Ferrara Ex Teatro Verdi, tra gli innovation hub di Fondazione, e che sono stati tutti introdotti in apertura da monologhi scritti e interpretati dall'attrice e autrice Paola Michelini.

Venerdì 30 settembre, si è tenuto il dibattito intitolato Chi pulisce la casa dedicato al modo in cui raccontiamo le migrazioni, alle parole che hanno il potere di definire chi svolge lavoro domestico e di cura, come e con quali diritti, e ai discorsi per decolonizzare l'immaginario. Marta Capesciotti, esperta di diritto e politiche migratorie della Fondazione Brodolini ne ha parlato con la geografa Parvati Raghuram, docente alla Open University. "C'è un silenzio assordante su quanto siamo dipendenti dal lavoro di cura svolto da chi migra nei nostri paesi, le nostre comunità a tutti i livelli sono responsabili dello sfruttamento in questo settore" ha dichiarato Raghuram durante l'incontro "dobbiamo cercare di comprendere le connessioni tra quelli che chiamiamo il nord e il sud del mondo, è una questione che ci interpella su un piano di responsabilità etica, la parola cura non ha lo stesso significato dovunque".

Sabato 1 ottobre, durante l'incontro Democrazia della cura, Sabrina Marchetti, sociologa della Ca' Foscari di Venezia e nel comitato editoriale di inGenere, ha discusso di come il farsi carico di sé e degli altri dovrebbe essere il fondamento della cittadinanza, per combattere i populismi e far crescere i diritti, con Joan C. Tronto, nota filosofa femminista statunitense. “Da quando, relativamente di recente, le donne sono diventate cittadine, è stato necessario ripensare la cura non più come attività privata ma come questione politica e pubblica, e siamo solo all'inizio nella comprensione della portata rivoluzionaria di questa nuova consapevolezza” ha dichiarato la filosofa "negli ultimi due anni la pandemia ci ha portati a preoccuparci soprattutto di noi stessi, quello di cui non ci siamo preoccupati sono le relazioni, per una democrazia della cura abbiamo bisogno di fare un passo in più”.

Sempre nel corso della giornata di sabato 1 ottobre, Barbara De Micheli, esperta di politiche di genere della Fondazione Brodolini ha partecipato come relatrice al dibattito organizzato dall'associazione Le contemporanee intitolato L'energia delle donne, per parlare di carriere scientifiche, innovazione e transizione ecologica, con Ilaria Bertini, Monica Frassoni, Valeria Manieri, Edoardo Vigna, Zaida Muxí Martínez, all'interno del chiostro di Palazzo Naselli Crispi. Yasmine Ergas, giurista e docente della Columbia University, nel comitato editoriale di inGenere, ha tenuto un intervento su corpi, diritti e riproduzione all'interno del dibattito Noi non torniamo indietro dedicato a come dagli Stati Uniti all’Europa, negli ultimi cinquant’anni l’aborto è stato al centro dello scontro fra sostenitori e avversari della libertà di scelta delle donne - con Désirée Attard, Chiara Lalli, Marta Lempart, Giulia Siviero, presso il Cinema Apollo

Infine, domenica 2 ottobre, all'interno del Laboratorio Aperto di Ferrara, si è tenuto il terzo dibattito a cura di inGenere intitolato Oltre la soglia e dedicato a come l’urbanistica femminista è diventata uno strumento per pensare e progettare le città, trasformando gli spazi che abitiamo. Barbara Leda Kenny, esperta di politiche di genere della Fondazione Brodolini e caporedattrice di inGenere, ne ha discusso con l'architetta e urbanista Zaida Muxí Martínez dell'Universitat Politècnica de Catalunya. “Nelle città sono soprattutto le donne a muoversi a piedi e usando i trasporti pubblici" ha dichiarato Martínez "ma nella maggior parte degli studi sulla mobilità gli spostamenti a piedi non sono neanche presi in considerazione. La mobilità delle donne, ha continuato "è considerata dagli studi una mobilità non obbligata e inessenziale, è necessario invece iniziare ad attribuire un valore nella progettazione urbana a quella che possiamo chiamare mobilità della cura".